(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)
Articolo pubblicato sul giornale online EL PLURAL il 13/01/2014, en ella rubrica “Pensamiento Crítico” sul giornale PÚBLICO, il 14/01/2014
Questo articolo denuncia il comportamento delle banche, dei governi e delle istituzioni che esse controllano, responsabili della mancanza di credito esistente oggi in Spagna [e nell’Europa meridionale, ndt].
Se Lei, gentile lettore, non è indignato è perché non sa cosa sta succedendo nel suo paese [l’autore si riferisce alla Spagna, ma un discorso analogo vale anche per l’Italia, ndt]. Certamente sa che la situazione economica e sociale nel suo paese è critica. In realtà, è molto critica. La disoccupazione ha raggiunto livelli da record sia nell’Unione Europea che in Spagna. Le agenzie internazionali più affidabili sostengono che in Spagna il livello di disoccupazione scenderà ai valori del periodo precedente alla crisi in non meno di vent’anni (si, ha letto bene, vent’anni a partire da ora). E visto che la disoccupazione giovanile è il doppio di quella generale, queste previsioni vogliono dire che ci stiamo bruciando il futuro, dal momento che molte generazioni di giovani si troveranno in una situazione disperata, essendo state rese inservibili. La situazione giovanile sta minando anche il futuro delle assicurazioni sociali e pensioni, contraddicendo tra l’altro il famoso argomento per cui il problema delle pensioni risiede nel fatto che ci sono troppi anziani e troppo pochi giovani. La falsità di questa argomentazione è stata chiaramente svelata da questa crisi. Il problema delle pensioni non è che ci siano pochi giovani, ma piuttosto che per loro non ci sia lavoro. La mancanza di lavoro per i giovani è il vero problema occultato dalla famosa argomentazione catastrofista basata sulla transizione demografica.
Questa crisi è la conseguenza di politiche pubbliche portate avanti dai governi sotto il controllo di istituzioni altamente influenzate dalle banche private, quali la Banca Centrale Europea, la Commissione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale. Glielo posso assicurare io che sono Professore ordinario di Scienze Politiche e che ho assistito a molti casi anteriori, in altri contenenti, nei quali si sono prodotte crisi molto simili. Per esempio, alla fine del secolo XX, l’America Latina ha sofferto situazioni molto simili.
Queste banche, che esercitano un’influenza politica enorme (in maniera particolarmente marcata in Spagna, dove il governo Rajoy non è altro che un semplice strumento delle banche), stanno forzando ed imponendo politiche che sono la causa stessa della crisi. Cito solo un esempio. Il Governo Rajoy sta tagliando e smantellando lo stato sociale, il welfare, spagnolo (la stessa cosa sta succedendo in Catalogna sotto il Governo di Artur Más), riducendo senza sosta la spesa pubblica con l’obbiettivo di ridurre il deficit ed il debito pubblico. Questi tagli stanno contribuendo a distruggere posti di lavoro ed a ridurre la domanda interna che dovrebbe stimolare l’economia.
Nonostante i tagli, il debito pubblico spagnolo continua a crescere, avendo raggiunto oggi i 664 miliardi di euro (che sono un sacco di soldi). Lei ed io paghiamo gli interessi di questo debito, che ad oggi rappresentano già il secondo capitolo di spesa del bilancio dello Stato, dopo quello per le Assicurazioni Sociali [pensioni e casse di previdenza, ndt]. Questi soldi, suoi e miei, vanno alle banche che hanno comprato il debito. Oggi le banche spagnole detengono quasi la metà di questo debito, 299 miliardi di euro. La domanda che si deve porre è: “E le banche dove trovano i soldi per comprare il debito?”. Vede, le sembrerà forse sorprendente, ma questi soldi provengono da prestiti pubblici. Ogni anno le banche spagnole chiedono in prestito dei soldi alla Banca Centrale Europea (BCE), un’istituzione pubblica (che in realtà non funziona come una banca centrale, ma come una lobby delle banche private), ad un interesse bassissimo, inferiore all’1%. La BCE glielo presta di modo che le banche a loro volta lo prestino a Lei, a me ed alle piccole e medie imprese, per risolvere l’enorme problema della mancanza di credito, che sta paralizzando l’economia. No so se Lei ha mai provato ad ottenere un prestito da una banca. Se ci prova, potrà vedere che non è per niente facile. E perché nonostante le banche ricevano moltissimi soldi dalla BCE non è facile ottenere un prestito?
La risposta non è difficile da trovare. Le banche guadagnano molti più soldi comprando il debito pubblico ad interessi altissimi, ovvero del 4%, del 6 %, od addirittura del 13%. S’immagini che affarone: ricevono soldi a tassi inferiori all’ 1% con cui comprano buoni del tesoro che gli rendono moltissime volte di più. Si rende conto? E tenga presente che i banchieri spagnoli sono tra i più pagati dell’Unione Europea, e che le banche spagnole figurano ai primi posti tra le aziende più redditizie. Se dopo aver letto tutto questo non si è indignato, non mi devo essere spiegato bene.
Ma se sono riuscito a spiegarmi bene e Lei ha capito, si prepari ad incrementare il suo livello di indignazione, perché tutto questo meccanismo è innecessario. Tutta questa sofferenza enorme, ed incluso la disoccupazione, sono totalmente evitabili. Lo ripeto, questo meccanismo è innecessario e dannoso, ed esiste unicamente ed esclusivamente a beneficio delle banche. La soluzione a questa situazione è molto facile. La BCE dovrebbe prestare soldi agli Stati invece che alle banche private, e lasciare che questi li offrano a Lei, a me ed alle piccole e medie imprese, allo stesso tasso d’interesse al quale li ricevono dalla BCE. Vede, non è difficile.
E Lei a questo punto si chiederà: “E perché non è così?” La risposta è che le banche private esercitano un enorme potere sulla BCE, sulle istituzioni che governano l’Eurozona, sul Governo spagnolo e, non se lo dimentichi mai, sui mezzi di informazione e persuasione. A conferma di ciò che le dico, l’articolo che sta leggendo non verrebbe pubblicato da nessuno dei cinque quotidiani più importanti del paese [la Spagna, ndt]. Perciò le suggerisco che lo distribuisca tra i suoi amici e familiari, perché lo scarsissimo livello di democrazia che abbiamo in questo paese deve cambiare, e ciò comincia dall’avere dei cittadini informati, che è proprio quello che ci manca.
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