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(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)

Articolo pubblicato da Vicenç Navarro sulla rivista digitale SISTEMA, 16/11/2012

In questo articolo vengono analizzate le caratteristiche della Terza Via e le sue responsabilità nel declino della socialdemocrazia nell’Unione Europea. Viene anche presa in considerazione la figura di Tony Blair come personaggio caratteristico di questa tradizione politica, mostrando a livello personale le conseguenze della ideologia dominante all’iterno della Terza Via.
(LA RESPONSABILITÀ DELLA VERSIONE ITALIANA DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI NEL BLOG DEL PROFESSOR NAVARRO È DEL TRADUTTORE, MICHELE ORINI)
Una delle cose che più ha danneggiato la socialdemocrazia europea è stata l’apparizione e lo sviluppo all’interno della stessa della corrente liberale conosciuta come la Terza Via. Questa viene chiamata anche blairismo, termine che enfatizza il ruolo decisivo che Tony Blair, Premier del governo Laburista, ha giocato nell’apparizione di tale corrente all’interno della socialdemocrazia.
Il blairismo si è caratterizzato per la sostituzione di principi socialdemocratici con principi di chiara orientazione liberale. Tra i tanti, quello che richiamò maggiormente l’attenzione fu l’abbandono delle politiche redistributive, e l’enfatizzazione della necessità di facilitare la concentrazione della ricchezza con l’obiettivo di creare ed accumulare capitale, il quale, indirettamente, sarebbe dovuto filtrare fino a raggiungere il resto della popolazione.
L’applicazione di tali principi ha fatto si che il blairismo abbia riscosso grande interesse ed appoggio da parte del grande capitale britannico, ed in modo particolare da parte del capitale finanziario con base nella City (l’equivalente di Wall Street in Gran Bretagna), il quale ha tratto gran beneficio dalle politiche fiscali che favorivano coloro che ottenevano rendite dai patrimoni invece che dal lavoro. Tony Blair divenne così il personaggio preferito delle, e sostenuto dalle, grandi fortune della City in Gran Bretagna.
In realtà, attrasse capitale finanziario nella City, presentandola come il paradiso fiscale di maggior redditività. Tony Blair era orgoglioso che nella City fossero permesse delle pratiche vietate a Wall Street. Ciò determinò un enorme aumento del capitale finanziario che, durante il mandato di Blair, raggiunse il 32% del PIL, crescita che avvenne a spese del settore industriale, che nello stesso periodo scese dal 20% al 12% del PIL (si veda il mio articolo “El fracaso del nuevo laborismo y del socioliberalismo”, ‘Sistema digital’, 21.05.12”).
Tony Blair, come Gerhard Schröder in Germania, approvò riforme che, attraverso una maggiore deregolamentazione, ridussero i salari. Oltretutto Tony Blair disincentivò le politiche di espansione della spesa pubblica come mezzo di stimolo economico, argomentando la loro impossibilità in un’economia globalizzata, ed ignorando però che alcuni tra i paesi più integrati a livello internazionale, come i paesi scandinavi, avevano una spesa pubblica maggiore, base della loro espansione economica. Tony Blair continuò le politiche di austerità della spesa pubblica iniziate da Margaret Tatcher. Tanto da essere soprannominato “signora Tatcher coi pantaloni”. Naturalmente quest’appellativo era un po’ esagerato, ma rifletteva bene la percezione popolare che si aveva di Blair in Gran Bretagna: l’incorporazione del liberalismo (economicamente parlando del neo-liberismo) all’interno della socialdemocrazia, modificando radicalmente le politiche pubbliche che ne avevano caratterizzato la sensibilità politica.
IL COSTO ELETTORALE DEL BLAIRISMO
Tali politiche spiegano il declino elettorale del partito Laburista, che ha diminuito in maniera molto significativa la sua rappresentanza parlamentare.
Come ho documentato in un articolo precedente (“La crisis de la socialdemocracia en Europa”, pubblicato sulla rivista ‘Sistema Digital’ e disponibile su www.vnavarro.org), contrariamente a ciò che venne presentato dai media di maggiore diffusione, il blairismo condusse il Partito Laburista al disastro. Basti ricordare che l’appoggio elettorale del  Partito Laburista scese dal 33% dell’elettorato all’inizio del primo Governo, nel 1997, al 25% nel 2001 ed al 22% nel 2005. Se in Gran Bretagna ci fosse un sistema proporzionale, il Partito Laburista avrebbe perso la maggioranza parlamentare già durante la seconda legislatura. Il fatto che raggiunse la maggioranza fino all’anno del suo collasso parlamentare, nel 2005, non si deve ad una sua supposta popolarità, come alcuni ideologhi dello stesso partito, tipo Anthony Giddens, sostengono, ma al contrario all’enorme disequilibrio del sistema elettorale ed alla crisi del Partito Conservatore. Qualcosa di simile successe tra l’altro anche al partito di governo socialdemocratico tedesco. Tutti i partiti socialdemocratici aderenti alla Terza Via (che governavano la maggior parte dell’Unione Europea) sono stati sconfitti elettoralmente, perdendo contemporaneamente una gran parte del loro elettorato ed un gran numero di militanti e simpatizzanti.
FINALMENTE POSSIAMO VEDERE COSA FU IL BLAIRISMO
Però il significato di Tony Blair e ciò che rappresentò è diventato persino più chiaro da quando ha lasciato il suo carico da capo del Governo della Gran Bretagna. L’ansia d’ arricchirsi si è sviluppata in maniera estensiva e l´ha portato a stringere contatti con alcuni tra i regimi più crudeli e disdicevoli del mondo d’oggi. Tra questi ci sono il Kazakistan e l’Azerbaigian, paesi che secondo le organizzazioni a favore dei diritti dell’uomo sono tra quelli in cui tali diritti sono più limitati al mondo. Sono dittature senza nessun rispetto per i diritti politici, civili, sociali e del lavoro, nelle quali una minuscola minoranza sfrutta le ricchezze naturali, pertrolio incluso, con l’appoggio delle compagnie straniere, le quali mantengono una relazione privilegiata con i dittatori che opprimono i cittadini. Tony Blair ha ricevuto e continua a ricevere tuttora milioni e milioni di dollari come, oltre ad altre funzioni, consigliere per le relazioni pubbliche, aiutando così tali regimi a cambiare immagine. Gli oppositori di questi regimi hanno chiesto alle forze democratiche del mondo di denunciare il signor Blair per la difesa e l’aiuto apportato a tali regimi.
Le fonti d’ingresso del signor Tony Blair sono numerose. Ken Silvertein, codirettore della rivista statunitense “Harper’s” ne ha citate alcune in un suo articolo dedicato a tale personaggio, e pubblicato sul “The New Republic” (04/10/12), da cui ho ricavato la maggior parte dei dati presentati in questo articolo. La lista è lunghissima ed include alcune imprese famose per i propri comportamenti immorali, come JP Morgan Chase (che pagò 4 milioni di dollari a Blair), il Governo feudale del Kuwait e molte altre dittature. In un solo anno (secondo il “Financial Times”) Tony Blair ha ricevuto 30 milioni di dollari. Riceve poi sovvenzioni per partecipare a conferenze (a 200000 dollari a conferenza) sul futuro della socialdemocrazia nel mondo. Ciò che trovo straordinario, non è ciò che questo ex leader della socialdemocrazia faccia (lo si sarebbe potuto prevedere vedendolo governare) ma che circoli socialdemocratici lo invitino, incluso la “Fundación Ideas”, il “think tank” del PSOE. Suppongo che non l’avranno pagato 200000 dollari. Però mi chiedo: veramente vogliono imparare da Blair come costruire il socialismo?
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